Prosegue il nostro viaggio alla scoperta di donne con la Myclahttitude.

Cos’è? È la naturale predisposizione al pensare positivo, all’azione concreta, alla voglia di far bene per generare il bello e buono.

Ph. di Giovanna Vacirca
Autoritratto

1)Stefania sei una regista d’opera lirica. Ma questo era il tuo sogno sin da bimba?

Non riesco a risalire all’origine di questa passione, credo di esserci nata. Il teatro era per me un luogo magico e magnetico, cercavo di ricrearlo dovunque. In seconda elementare ricordo di aver scritto un testo e aver obbligato i miei compagni a provarlo durante gli intervalli, per poi farne uno spettacolo per tutta la scuola. Ricordo che il sipario era un lenzuolo del letto dei miei genitori, annodato all’attaccapanni della classe. All’opera ci andavo con mia nonna (un vero cliché), mi sentivo perfettamente a mio agio davanti a quel linguaggio, e mi è sempre sembrata la forma d’arte più completa, quella che più corrispondeva al battito del mio cuore.
Ph. di Dario Tondelli
2) Giri il mondo per il tuo lavoro. C’è un luogo all’estero dove la nostra Opera lirica è più amata e ti sei sentita più apprezzata?
L’opera lirica è forse la prima vera forma di made in Italy di esportazione. Pochi lo sanno, ma la esportiamo ininterrottamente da 300 anni, da quando i nostri compositori venivano chiamati come musicisti di corte nelle più importanti monarchie europee. La lingua ufficiale dell’opera lirica è l’italiano, e questo significa per me sentirmi a casa in ogni teatro dove lavoro, che io sia in Corea, negli Stati Uniti o in giro per l’Europa.
Viaggiare in solitaria, per periodi molto lunghi, a volte è una prova dura, ma è sufficiente entrare in teatro, sentire il profumo del palcoscenico e sentirsi avvolti e protetti dalla musica, per dimenticare la lontananza. L’opera non ha confini, e permette di comunicare e di raccontare la propria arte in modo universale a chiunque voglia ascoltarla.
Ph. di Giulia Magrin
3) Hai un’opera che preferisci dirigere e una alla quale desideri lavorare ? Perché ?
Ci sono due opere che non ho ancora incontrato sul mio cammino e mi piacerebbe prima o poi raccontare. Sono Carmen di Bizet e Macbeth di Verdi.
Spesso nell’opera le donne rischiano di essere chiuse in cliché stereotipati e passivi: uomini che comandano, malattie che spezzano la giovinezza, padri gelosi e rigide regole sociali, le relegano in ruoli a primo acchito remissivi.
Queste due opere invece hanno in comune protagoniste femminili indomabili, impossibili da circoscrivere in uno stereotipo di genere e per questo estremamente interessanti: sono quelle che nel cinema chiameremmo “villains”, donne che non hanno bisogno di un uomo per affermarsi e per vivere esistenze davvero fuori dal comune. Non finisce mai bene per “le cattive”, ma a me piacciono molto!
4) Intrepidaria è il tuo interessante lavoro in collaborazione con Musica di Seta di Chiara Raggi. Ce ne vuoi parlare?
Intrepidaria è un progetto nel quale credo molto, nato in seno a quella straordinaria fucina di idee che è Musica di Seta. Si tratta di un podcast di racconti, recitati dalla bravissima Sara Galli, e scritti da me, in cui parlano le grandi artiste del passato: non solo le musiciste, ma anche le pittrici, le danzatrici, le mecenati. Fino a qui nulla di strano, quello che però contraddistingue Intrepidaria è che si tratta di un “falso storico”, perché le storie che raccontiamo sono sbagliate, ovvero raccontano le vite di queste grandi donne, come se le pari opportunità esistessero da sempre, come se l’arte non fosse stata per millenni terreno esclusivo dell’universo maschile, con qualche piccola incursione di vere intrepide, coraggiose sfidanti di un mondo completamente declinato al maschile. Spesso mi sento chiedere perché è ancora importante tirare in ballo il femminismo: finché ci stupiremo dell’elezione di una donna ad alte cariche politiche, finché moriranno donne ogni giorno uccise da uomini, che le considerano oggetti, ci sarà bisogno di parlare di femminismo e pari opportunità. Purtroppo non viviamo nel migliore dei mondi possibili!
Ph. di Giovanna Vacirca

 

5) La pandemia è stato un momento duro per tutti gli operatori dello spettacolo. I mesi di fermo hanno dato però la forza a te e a 3 tue amiche e colleghe di creare Ginger o’. Raccontaci.

Ginger O’ è una storia di rinascita (come Intrepidaria). I teatri chiusi sono stati davvero un evento traumatico per tutti noi, e abbiamo trascorso i mesi in solitaria a casa, a chiederci come potessimo reagire a questo vuoto. Un appuntamento settimanale in videochiamata con delle amiche di lungo corso, ha trasformato gli interrogativi in opportunità: insieme ad Anna Maria Sarra, Giuseppina Bridelli e Anna Corvino che sono meravigliose cantanti liriche, abbiamo unito la nostra passione per la moda all’amore viscerale per il nostro mestiere e per il teatro. E’ nato cosi Ginger O’, un brand di capi d’abbigliamento legati all’opera lirica: iconica la nostra linea Sempre Libera! dedicata a Traviata, non solo per le appassionate di opera, ma per tutte quelle donne che si sentono libere e lo vogliono dire con una t-shirt!

6) infine vorrei sapere quali programmi hai per il prossimo futuro?

Il prossimo futuro racconta una nuova stagione di Intrepidaria, dedicata a donne che non sono artiste, ma che hanno un’altra straordinaria peculiarità che le accomuna!
Racconta una sfavillante strenna natalizia di Ginger O’, alla quale stiamo lavorando da tempo e che arriverà proprio per festeggiare il primo compleanno del brand.
Racconta di viaggi e produzioni teatrali, di Spagna, di Italia e di Australia, di nuove pagine da scrivere e nuove vie da percorrere. Non è un momento facile per chi fa il mio mestiere, perché l’incertezza del Covid ha lasciato un difficile vuoto da colmare nelle carriere di tutti noi, ma la più grande risorsa che abbiamo siamo noi stessi.
Io riparto da me, ogni volta.

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