Il 10 dicembre esce il nuovo album della bravissima Chiara Raggi che ama definirsi ‘cantautore femmina’, Io l’ho intervista a Rimini, la sua città ed abbiamo parlato di passato, presente e futuro e del suo splendido progetto MUSICA DI SETA.
MdS nasce con l’obiettivo di creare un luogo in cui le cantautrici possano trovare un modo di lavorare rispettoso della musica e della persona. Una casa in cui crescere e costruire il proprio futuro. Per questo Chiara è portatrice di #MYCLAHTTITUDE.
Buona lettura
Claudia Gatti
– Chiara abbiamo letto di te che sin da piccolissima giocavi a fare la cantante. Oggi sei una cantautrice apprezzata e vivi della tua musica. Possiamo dire che hai realizzato i tuoi sogni di bimba?
Si, li sto realizzando e credo non finirò mai! Il nostro cuore è straordinario: quando desideriamo una cosa e la otteniamo… subito lui si sposta su un altro desiderio ed è un ciclo senza fine! Da bambina, come molte credo, giocavo in camera dei miei genitori con una spazzola rotonda per microfono e lo specchio del comò era il mio pubblico. Poi registravo su musicassetta piccole canzoncine inventate e cambiavo le parole alle sigle dei cartoni animati. Insomma, la musica era al centro della mia vita fin dal principio e lo è ancora oggi per questo posso risponderti… si!
– Raccontaci cosa significa essere donna nel tuo campo quali vantaggi ed eventuali svantaggi ci sono?
Invertiamo l’ordine? “Quali svantaggi e quali eventuali vantaggi”, mi pare più realistico! Nella mia esperienza c’è un fattore che ritorna come un morbo: la sottovalutazione. Se ho dovuto fare il callo alla sottovalutazione musicale che combatto con dimostrazioni sul campo, e sì, è tedioso ogni volta, non mi sono ancora abituata alla sottovalutazione come imprenditrice in quanto donna. Già nei primi mesi di vita di Musica di Seta ho avuto le mie battaglie al riguardo. Spesso la gentilezza è deviante per colleghi e professionisti del settore che la scambiano per debolezza o remissività, ma non intendo rinunciare ad essa: è un problema di educazione. Trovo ancor più triste quando questa sottovalutazione arriva da altre donne e, ahimè, accade più frequentemente di quel che possiamo immaginare. I motivi possono essere molti e preferisco guardare oltre, cercando sodalizi con realtà e con donne con cui è possibile condividere un pezzo di strada in un clima di serenità e di costruzione. Realtà come la tua!
– Musica di Seta è la tua neonata etichetta discografica che ti vede in veste d’imprenditrice, ma anche un progetto a 360 gradi che abbraccia cultura musicale, sostegno alle donne , magazine d’informazione. Come hai avuto questa idea?
Musica di Seta è nata da una necessità personale: voler costruire quella casa che ho cercato per tanti anni e che non ho trovato, come donna e come musicista, una casa costruita su misura. Mi piace concepire questa realtà come un brand che è dedicato interamente alla valorizzazione e alla scoperta della musica d’autrice, con un raggio d’azione diversificato. Ed in quanto marchio, desidero sia in dialogo costruttivo e collaborativo con altre realtà fuori del mondo della musica, che magari condividono i nostri stessi ideali: un approccio lavorativo rispettoso della persona e l’attenzione all’ecosostenibilità.
– Hai uno staff di collaboratori che ami ampiamente ricambiata. Quanto conta per te la condivisone? Hai dei criteri nella scelta di chi ti circonda?
Ti ringrazio, è una delle cose più belle per me. La condivisione è importante nella misura in cui sia all’insegna della trasparenza e dell’onestà degli intenti e dei ruoli. I criteri della scelta sono due fondamentalmente: per prima cosa ricerco professionalità e serietà; in seconda battuta, ma non meno importante, cerco di capire se chi ho davanti può condividere ed abbracciare la filosofia, il modo di pensare, gli ideali di Musica di Seta. Questo perché trattiamo quotidianamente un argomento che ha a che fare con l’animo, con la creatività, con l’arte e il “fattore umano”, il coinvolgimento emotivo, quando positivo, è imprescindibile. Migliora le prestazioni.
– “Mosaico” è il tuo ultimo singolo appena uscito preludio all’uscita del prossimo Album in dicembre. Da cosa sei stata ispirata per la realizzazione?
La solitudine e la diffidenza che stiamo vivendo. Barricati dietro ai nostri schermi, troppo spesso perdiamo il contatto con la realtà e non ci fidiamo più dell’altro. Certamente viviamo in una società in cui è bene essere accorti ma se riuscissimo a recuperare la fiducia nel prossimo, credo saremmo più felici nell’abbandonare le tastiere di cui ci facciamo scudo e potremmo recuperare un senso di comunità che trovo mancante. Quello che ci sta accadendo non aiuta ma forse può stimolarci nel recuperare un desiderio di umano, di bene, di condivisione, appunto. La vita è il mosaico per eccellenza con le sue salite, le gioie, le disfatte, le conquiste, gli imprevisti… tutto va a comporre un’immagine che ha un inizio ed una fine, di cui noi siamo i protagonisti.
– Infine l’immancabile domanda sulla moda: sai che myclah.com
è un portale di Moda Made in Italy. Che rapporto hai con la moda e dicci se hai un capo che non manca mai dal tuo guardaroba o un outfit che preferisci?
E’ bella questa domanda perché spesso dimentichiamo che “abbiamo un rapporto con la moda” ogni giorno. Quello che scegliamo di indossare ci rappresenta, è la nostra carta d’identità ad un appuntamento di lavoro o su un palcoscenico. Ma credo che prima di tutto sia il termometro che ci dà l’idea di come stiamo fino ad arrivare a vari livelli di consapevolezza di sè perché la prima persona a vederci, davanti ad uno specchio, siamo noi e solitamente siamo giudici piuttosto severi.
Quando salgo sul palcoscenico (sperando non manchi ancora troppo alla riapertura) scelgo abiti, accessori, scarpe con cura ed attenzione: devo sentirmi bella in quei panni che entrano in scena proprio come le canzoni e devono essere al contempo comodi per mettermi di suonare, usare i pedali degli effetti e muovermi senza rischiare di cadere! Nel mio guardaroba non mancano abiti neri, lunghi, scollati… sono la mia passione!
Special thanks: Veronica Cestari (supervisor per MDS Company) e Mario Olivieri (fotografo)